Vi siete mai chiesti cosa rende un suolo, suolo?
E il suolo della foresta pluviale amazzonica potrebbe essere lo stesso del
vostro giardino?
I ricercatori dell'Istituto di ecologia dei
Paesi Bassi (NIOO-KNAW) e dell'Università di Manchester, nel Regno Unito,
stanno utilizzando il sequenziamento del DNA per svelare i segreti dei diversi
terreni del mondo e, per la prima volta, analizzare modelli ecologici e
comunità microbiche su scala globale.
Il team di ricerca, composto da 36 scienziati
di tutto il mondo, ha raccolto e analizzato dati sui batteri del suolo
provenienti da 21 paesi diversi. In tutto hanno esaminato oltre 1.900 terreni,
contenenti oltre 8.000 gruppi batterici.
Lo studio, pubblicato oggi (20 novembre) su
Nature Microbiology, offre nuove informazioni sui batteri che rendono un suolo tale, e su come funzionano i nostri terreni e come rispondono alle sfide
globali, come i cambiamenti climatici.
La ricerca ha rilevato che alcuni gruppi di
batteri sono sempre presenti nel suolo, indipendentemente da dove vengono
raccolti i campioni sul pianeta. Non importa se si tratta di un campo nel Regno
Unito o del suolo della foresta pluviale amazzonica - sono costanti. Ma altri
batteri sono più selettivi, e questi sono quelli cui dovremmo prestare
attenzione nelle ricerche. Questo perché questi batteri potrebbero contenere
indizi su ciò che rende alcuni terreni più fertili ed eccellenti per piantare
certe colture rispetto ad altri.
La dott.ssa Kelly Ramirez, del NIOO-KNAW,
spiega: "Quando vediamo un cactus, sappiamo che siamo in un deserto,
quando vediamo una palma sappiamo che siamo ai tropici, e quando vediamo l'erba
potremmo essere quasi ovunque, questa stessa idea, che le specie indicano un
habitat, è vera per i suoli, ma invece di usare le piante utilizziamo i
batteri del suolo, ma se dovessi raccogliere una manciata di suolo dal tuo giardino,
da una foresta o anche da un prato sarebbe probabilmente difficile capire la
differenza a prima vista."
Tuttavia, le comunità microbiche che vivono
nei terreni del mondo sono più diversificate e contengono più individui di
qualsiasi altro gruppo di specie sul pianeta e possono dirci molto sulle loro
origini.
La dott.ssa Franciska de Vries, della
University of Manchester's School of Earth and Environmental Sciences (SEES),
ha aggiunto: "Nel suolo questi batteri aiutano le piante a crescere,
riciclano il carbonio e mantengono funzionanti i nostri ecosistemi. Scienziati
in tutto il mondo stanno studiando questi importanti batteri ma usano tutti
tecniche diverse, e mantenere tutte le informazioni organizzate è una sfida,
così abbiamo deciso di provare a trovare un modo per consolidare tutte le
ricerche e metterle insieme".
Fu allora che il dott. Chris Knight, anch'egli
membro di SEES e coautore della pubblicazione, portò la sua esperienza allo
studio. Esperto di modellizzazione microbica e computazionale, ha utilizzato
una tecnica specifica in grado di classificare migliaia di specie batteriche.
Il metodo "machine learning" ha permesso al team di valutare tutte le
specie e abbinarle a diversi fattori ambientali e tra loro.
Il Dott. Knight ha aggiunto: "Ciò che è
risultato è stato un quadro nuovo e più chiaro dei ruoli di particolari gruppi
di batteri nella formazione di comunità batteriche del suolo. Alcuni batteri
sono comuni, ma quanti se ne trovano in un determinato suolo ha più a che fare
con i dettagli di come sono stati misurati rispetto a qualsiasi differenza
reale tra i terreni: alcuni sono così rari che li si vede solo in una manciata
di terreni, il che non dice molto, ma nel mezzo ci sono famiglie di batteri
importanti che indicano differenze reali tra i vari tipi di suolo."
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