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venerdì 24 novembre 2017

Centinaia di esemplari di alberi fossili appartengono a una singola specie


Il paleobotanico Menno Booi ha scoperto che 250 specie di alberi fossili di uno scavo, precedentemente descritte, non sono oggettivamente distinguibili e appartengono ad una sola specie.

Licopodi imponenti, conifere primitive e la prima apparizione di gruppi di felci da seme caratterizzano la cosiddetta flora di Jambi. Una collezione di fossili di vegetali che un tempo crescevano nella provincia indonesiana di Jambi. Booi ha indagato su questa collezione di 290 milioni di anni fa e fatto diverse scoperte.

La prima spedizione nella regione di Jambi ebbe luogo nel 1925. La squadra, composta da un geologo e da un biologo, raccolse molti fossili. Una volta in Olanda, i fossili furono descritti dal paleobotanico W. Jongmans. "Ai tempi in cui il cuore della provincia di Jambi a Sumatra era ancora una giungla inospitale, portare a termine il lavoro sul campo era una vera sfida: per esempio, i ricercatori dovevano essere cauti per via delle numerose tigri che ancora dominavano la zona" spiega Booi .

Dopo un'esistenza in secondo piano per quasi un secolo, la collezione è stata riscoperta dalla naturalista paleobotanica Isabel van Waveren. La revisione degli esemplari ha mostrato che il materiale era davvero unico, ma anche che molte domande erano ancora senza risposta. Le preferenze ecologiche delle specie presenti nella flora di Jambi non corrispondevano: alcune specie sembravano derivanti da ambienti umidi, mentre altre da habitat secchi. Ciò ha rinnovato l'interesse dei ricercatori che ha portato a quattro spedizioni nelle località originali, in cui sono stati raccolti nuovi fossili. Il ricercatore e naturalista, Menno Booi, era uno dei membri del team.

Esaminò tutto il materiale raccolto durante le spedizioni, e scoprì che c'erano molti vecchi elementi che erano già noti e del Carbonifero (da 300 a 350 milioni di anni fa). Un esempio di questi sono i licopodi che raggiungevano i 40 metri di altezza. Al giorno d'oggi queste piante non superano i 20 centimetri di altezza. I licopodi crescevano principalmente in condizioni paludose umide.

Il nuovo materiale conteneva anche molti nuovi elementi. Come felci da seme e conifere primitive con tronchi di 2,5 metri di diametro. Queste piante si sentivano a casa in un ambiente secco. "I fossili di questi gruppi di piante compaiono per la prima volta nella flora di Jambi", dice Booi.

Vi è un notevole numero di pezzi di legno fossile di conifere presenti nella collezione Jambi. "Almeno 250 specie erano state descritte partendo da questi frammenti di legno in passato", dice il paleobotanico. Il legno stesso ha poche caratteristiche peculiari. Le descrizioni si basano quasi interamente su misurazioni dell'anatomia del legno. Ad esempio, il diametro dei tracheidi, cellule allungate che servono a trasportare acqua e minerali attraverso il legno.

Booi ha compilato le misurazioni su un grande set di dati e li ha analizzati. Ha concluso che, contrariamente alle aspettative, non ci sono specie da distinguere in questa vasta collezione di legno fossile e che gli esemplari appartengono invece a una sola specie, che presenta un'ampia variabilità nell'aspetto.

Booi definisce i suoi risultati notevoli: "Apparentemente, il processo di descrizione delle specie in paleobotanica è abbastanza arbitrario e nuove specie vengono descritte basandosi su pochi campioni". In qualità di dottorando a tempo parziale e sviluppatore di software a tempo pieno, Menno Booi ritiene che questo processo debba essere modificato e che le tecniche (computazionali) presenti offrano numerose possibilità per farlo. Ad esempio, propone l'apprendimento automatico come una nuova opzione. "In realtà è possibile insegnare al software a riconoscere determinati modelli nei fossili vegetali, in questo modo si potrà classificate in modo oggettivo e standardizzato un campione e verificare se differisce da altri materiali fossili e in che misura. Ciò rende il campo della paleobotanica più interessante, più concreto e persino più sexy", dice il ricercatore.

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