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mercoledì 8 febbraio 2017

Ci sono oltre 200 corpi sul monte Everest, e sono utilizzati come punti di riferimento



Più di 200 persone sono morte nel tentativo di scalare l'Everest. Questa montagna offre opzioni apparentemente infinite per morire, cadere in un baratro, soffocare per mancanza di ossigeno, essere bersagliati da una pioggia di massi. Eppure gli scalatori continuano a provare le loro abilità - e fortuna - nell'affrontare Everest, nonostante i pericoli evidenti. In effetti, i vivi passano accanto ai congelati, conservati morti lungo le vie dell'Everest così spesso si guadagnano dei soprannomi e servono come segnavia. Ecco alcune delle storie più particolari:

  • Il corpo di "Stivali verdi", un alpinista indiano morto nel 1996 che si pensa fosse Tsewang Paljor, si trova nei pressi di una grotta davantti la quale tutti gli scalatori devono passare nel loro cammino verso la vetta. Stivali verdi ora serve come un marcatore di waypoint che gli alpinisti utilizzano per misurare quanto vicino sono alla vetta. Stivali verdi ha incontrato la sua fine dopo essere stato separato dal suo gruppo. Ha cercato rifugio sotto una sporgenza, ma senza alcun risultato. E' rimasto lì rabbrividendo dal freddo fino alla sua morte.
  • Nel 2006, l'inglese David Sharp si è unito a Stivali verdi. Si fermò nella caverna ormai famigerata per riposare. Il suo corpo rimase congelato sul posto, rendendolo incapace di muoversi, ma era ancora vivo. Oltre 40 alpinisti passarono accanto a lui mentre sedeva aspettando la morte. La sua situazione sarebbe potuta passare inosservata siccome i passanti avevano assunto che Sharp fosse Stivali verdi che era già morto. Alla fine qualcuno sentì dei deboli lamenti, e si rese conto che era ancora vivo, ma era troppo tardi quando ha tentato di dargli ossigeno o aiutarlo a stare in piedi.
  • Francys Arsentiev è stata la prima donna americana a raggiungere la vetta dell'Everest senza l'ausilio di bombole di ossigeno, nel 1998. Ma gli altri scalatori non riconoscono questa come una salita di successo dal momento che la donna non è mai scesa dalla montagna. Il gruppo aveva seguito una via accidentata durante la notte quando il marito e un altro compagno di scalata, notarono che mancava. Nonostante i pericoli, il marito scelse di tornare indietro per cercare la moglie in ogni caso. Sulla via del ritorno, incontrò un gruppo di alpinisti uzbeki, che gli disse di aver cercato di aiutare Francys ma di averla anche dovuta abbandonare quando il loro ossigeno ha cominciato a scarseggiare. Il giorno dopo, altri due alpinisti hanno trovato Francys, che era ancora in vita, ma in condizioni troppo gravi per essere spostata. Suo marito, piccozza e corda alla mano era nelle vicinanze, ma Francys era introvabile. Francys morì dove i due alpinisti la lasciarono, e inoltre gli scalatori hanno anche risolto il mistero della scomparsa di suo marito l'anno successivo quando hanno trovato il suo corpo più in basso sulla faccia della montagna, dove ha trovato la morte.

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