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sabato 21 febbraio 2015

Un cimitero italiano potrebbe preservare antico DNA di colera




La chiesa di un cimitero toscano potrebbe conservare più dei corpi dei defunti: i ricercatori stanno analizzando il cimitero alla ricerca del DNA di antichi ceppi di colera.

Il colera è una malattia diarroica mortale causata da un batterio chiamato Vibrio cholerae. Nel 1850, un'epidemia ha spazzato il mondo. Nel 1854, durante questa epidemia, il medico londinese John Snow fece un famoso esperimento tracciando un focolaio fino ad una pompa d'acqua contaminata nel quartiere di Soho a Londra. Il caso è ancora citato oggi come un trionfo dell'epidemiologia.

Il colera uccide ancora oggi. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono stati più di 100.000 casi nel 2013, e le epidemie periodiche fanno impennare questo numero. Nel 2011, per esempio, ci sono stati quasi 600.000 casi di colera in tutto il mondo, il numero maggiore di morti deriva in gran parte da un focolaio che si è verificato dopo il terremoto del 2010 ad Haiti.


Incredibile conservazione

Molte vittime dell'epidemia del 1850 riposano nel cimitero della chiesa di Badia Pozzeveri, un villaggio che si trova in Toscana. Nel cortile della chiesa di San Pietro, a Pozzeveri, gli abitanti del villaggio hanno frettolosamente sepolto le vittime del colera e cosparso i loro corpi di calce.

L'Antropologo Clark Spencer Larsen della Ohio State University e i suoi colleghi hanno scavato questo cimitero del colera per quattro anni. Pensano che gli abitanti del villaggio stessero cercando di impedire la diffusione della malattia con il trattamento alla calce. Inavvertitamente, però, hanno finito per preservare le ossa dei loro cari - e potenzialmente il DNA dei batteri che li hanno uccisi.

"A nostra conoscenza, questi sono i resti meglio conservati di vittime del colera di questo periodo storico mai trovati", ha detto Larsen in un comunicato. "Siamo molto entusiasti di ciò che potremmo essere in grado di imparare."


Alla ricerca del colera

I campioni di suolo intorno alle ossa conservate possono aver trattenuto il DNA del vibrione del colera dall'epidemia del 1850, lo hanno riportato Larsen ed i suoi colleghi domenica (15 febbraio) in occasione della riunione annuale della American Association for the Advancement of Science a San Jose, California. Finora, nessun vibrione è stato trovato, anche se il DNA umano è stato ben conservato, lasciando ai ricercatori la speranza.

"Se troveremo il DNA, potremo vedere come il colera si è evoluto e confrontarlo con quello dei batteri di oggi", ha detto Larsen. "Questo è il primo passo per trovare eventualmente una cura."

Il colera uccide invadendo l'intestino tenue, causando ad esempio diarrea grave e disidratazione e le vittime possono morire anche poche ore dopo che i sintomi iniziano.

Il cimitero di Badia Pozzeveri può detenere altri segreti del colera. Il sito è stato la sede di un monastero tra 1056 e 1408. Successivamente, divenne una chiesa, che ha chiuso a circa 50 anni fa. Nel corso di quasi 1.000 anni, il luogo è servito da cimitero per i locali. I morti della peste nera del 1300 ad esempio riposano lì, insieme a molt altre persone che sono morte per cause più banali.

"E' un microcosmo di ciò che è accaduto in Italia e in tutta Europa durante questo lasso di tempo", ha detto Larsen.

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