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venerdì 27 ottobre 2017

I fossili degli alberi più antichi del mondo rivelano un'anatomia complessa mai vista prima.


Intricate reti di filamenti legnosi all'interno di tronchi d'albero fossili di 374 milioni di anni fa indicano l'esistenza di alberi tra i più complessi che siano mai cresciuti sulla Terra.

I primi alberi che hanno vissuto sulla Terra a quanto pare furono anche quelli dalle strutture più complesse, è ciò che ha rivelato una nuova ricerca.

Alcuni fossili provenienti da un albero di 374 milioni di anni fa, ritrovati nella Cina nord-occidentale, hanno rivelato una rete interconnessa di filamenti legnosi all'interno del tronco dell'albero che è molto più intricata di quella degli alberi che vediamo oggi intorno a noi.

I filamenti, conosciuti come xilemi, sono preposti a condurre l'acqua dalle radici di un albero ai suoi rami e alle foglie. Negli alberi più conosciuti lo xilema forma un singolo cilindro a cui si aggiungono nuovi anelli ogni anno sotto la corteccia. In altri alberi, in particolare nelle palme, lo xilema è costituito da filamenti integrati nei tessuti più morbidi in tutto il tronco.

Scrivendo sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences, gli scienziati hanno dimostrato che i primi alberi, appartenenti a un gruppo conosciuto come Cladossilopsidi, avevano il loro xilema disperso in filamenti nei soli 5 cm esterni del tronco dell'albero, mentre l'interno del tronco era completamente vuoto.

I fasci stretti di filamenti erano disposti in modo organizzato ed erano interconnessi tra loro come una complessa rete di tubi collegati per il trasporto dell'acqua.

Il team, che include ricercatori dell'Università di Cardiff, dell'Istituto di Geologia e Paleontologia di Nanchino e dell'Università di Stato di New York, ha dimostrato inoltre che lo sviluppo di questi filamenti permetteva la crescita complessiva dell'albero.

Anziché un albero che fa crescere un solo anello sotto la corteccia ogni anno, ognuna delle centinaia di singoli fili di questi antichi alberi facevano crescere i propri anelli, come una grande collezione di mini alberi.

Mentre i fili diventavano più grandi, e il volume dei tessuti molli tra i fili aumentava, il diametro del tronco dell'albero si espandeva. La nuova scoperta mostra definitivamente che le connessioni tra ciascuno dei filamenti si suddividevano in un modo curiosamente controllato e auto-riparante per assecondare la crescita.

Ai piedi dell'albero c'era un altro meccanismo peculiare in gioco, man mano che il diametro dell'albero aumentava i filamenti di legno si srotolavano lateralmente alla base dell'albero, formando la caratteristica base piatta e la forma bulbosa tipica dei Cladossilopsidi.

Il co-autore dello studio, il dottor Chris Berry, della Cardiff University's School of Earth and Ocean Sciences, ha dichiarato: "Non c'è altro albero che io conosca nella storia della Terra che abbia mai fatto qualcosa di così complicato. Questo albero simultaneamente strappava il suo scheletro e crollava sotto il suo peso, restando vivo e crescendo verso l'alto e verso l'esterno per diventare la pianta dominante del suo tempo.
Studiando questi fossili estremamente rari, abbiamo acquisito una visione senza precedenti sull'anatomia dei primi alberi e sui complessi meccanismi di crescita che impiegavano.
Questo suscita una domanda provocatoria: perché gli alberi più antichi sono i più complessi?"

Il dottor Berry ha studiato i Cladossilopsidi per quasi 30 anni, scoprendo fossili frammentari provenienti da tutto il mondo. Ha aiutato a scoprire una foresta fossile precedentemente considerata mitica a Gilboa, New York, dove gli alberi Cladossilopsidi sono cresciuti oltre 385 milioni di anni fa.

Tuttavia il dottor Berry è rimasto sorpreso quando un collega ha scoperto un fossile massiccio e ben conservato di un tronco d'albero di un Cladossilopside a Xinjiang, nella Cina nord-occidentale.

"I campioni scoperti precedentemente di questi alberi erano stati riempiti da sabbia quando si erano fossilizzati, offrendo solo indizi stuzzicanti sulla loro anatomia. Il tronco fossilizzato ottenuto a Xinjiang era enorme e perfettamente conservato in silice vetrosa come risultato di una fossilizzazione susseguente ad un'eruzione vulcanica, permettendoci di osservare ogni singola cellula della pianta," continua il dottor Berry.

L'obiettivo generale della ricerca del Dr. Berry è quello di capire quanto carbonio questi alberi sono stati capaci di catturare dall'atmosfera e come questo ha cambiato il clima della Terra.

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