Il termine boicottaggio
vuol dire ostacolare e isolare con azioni individuali o collettive
l’attività di una persona, di un gruppo, di un’azienda o di uno
Stato che si comporti in modo non conforme a principi etici o a
diritti universali. Il termine si rifà a Charles Cunningam Boycott,
amministratore terriero vissuto nel XIX secolo in Irlanda.
Boycott
teneva comportamenti vessatori e cinici nei confronti delle
condizioni di vita di contadini e braccianti suoi dipendenti al punto
da scatenare la Lega dei braccianti locale che dette vita ad
un’azione di rivalsa. Boycott venne isolato da vicini e compaesani,
non fu più servito nei negozi, né ebbe più braccianti da
ingaggiare, al punto che la terra inaridì e l’uomo fu licenziato.
Ma il governo inglese, non accettando l'insubordinazione irlandese,
decise di intervenire, inviando una scorta militare per proteggere
Boycott, che fu costretto comunque a lasciare l'Irlanda il 1º dicembre
dello stesso anno.
Dal to boycott inglese hanno attinto i Francesi (boycotter), i Tedeschi (boykottieren) e gli Italiani (boicottare). Inizialmente il verbo boicottare aveva il significato più corretto di «mettere al bando» un commerciante colpevole,
impedendogli appunto di commerciare. Il termine, nonostante il rifiuto
dei puristi, ha continuato ad essere usato e ha finito con il
significare «congiurare contro qualcuno o qualcosa», ostacolandone
l'attività o la produzione, assumendo anche una valenza politica,
riferita per esempio ad uno Stato produttore di determinati beni.
Oggi
il verbo boicottare è entrato nell'uso comune e significa «ostacolare,
escludere».

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