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mercoledì 13 marzo 2013

Perché si dice “non essere uno stinco di santo”?



L’espressione “non essere uno stinco di santo” vuol dire avere molti dubbi sull’onestà e la rettitudine della persona a cui ci si riferisce. Il popolare modo di dire (in cui “stinco” sta’ per la parte della gamba dal ginocchio alla caviglia) si ispira ai reliquiari diffusi nella cristianità e che raccolgono i frammenti dei corpi dei santi. In queste teche sacre l’osso della tibia è in genere la reliquia più grande e vistosa e viene quindi nominata per estensione come il simbolo stesso del santo.

Curiosità su una delle reliquie più importanti della cristianità.

Nel 1940 per ordine di Pio XII cominciarono gli scavi che portarono alla scoperta di una necropoli utilizzata da cristiani e non cristiani fino alla seconda metà del III secolo, e situata a lato del Circo di Nerone. 

Nella necropoli emersa dagli scavi, sotto la Basilica di san Pietro, fu rinvenuta una piccola nicchia, contenente alcune ossa, con la particolare caratteristica di avere il muro esterno coperto da graffiti cristiani, in cui figurano con grande frequenza i nomi di Cristo, Maria e Pietro. Attorno alla nicchia era stata costruita una piccola mensa con due colonnine in marmo, che mostra segni di integrazioni e manutenzione successive. Le ossa del santo però non furono trovate.

Solo nel 1953 il ritrovamento fortunoso di alcune ossa di un uomo di 60-70 anni, avvolte in un prezioso panno di porpora intessuto con fili d'oro e con attendibilità provenienti dal loculo (ma spostate ai tempi di Costantino nell'edicola, come rivelano frammenti di muro rosso), e poi anche l'interpretazione come "Pietro è qui", da parte della Garducci, del graffito succitato, diedero a papa Paolo VI la convinzione che doveva trattarsi con ogni probabilità dei resti del corpo di San Pietro; i resti sono stati quindi ricollocati nella posizione originaria, racchiusi in una scatola di plexiglas insieme a un cartiglio chiuso in cui si afferma che "si pensa" che essi siano dell'Apostolo Pietro.

Se al centro della cupola di Michelangelo si appendesse un filo a piombo, questo andrebbe a cadere esattamente su quella modesta scatola di plexiglas, confermando una tradizione di duemila anni di arte e fede. Si capirà allora meglio il significato della Confessione di Pietro, quella nicchia da cui risplende a mosaico l'icona bizantina di Cristo, visibile anche dalla balaustra di San Pietro, che arde delle sue novantanove lampade votive. Sotto l'icona, la preziosa cassetta non contiene le ossa di Pietro (che si trovano più in basso) bensì i pallii (stole con croci) che il Papa conferisce ai neo-eletti vescovi metropoliti per segnare il loro legame con Pietro.

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