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venerdì 15 marzo 2013

Perché si dice “conclave”?

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Il termine “conclave” dal latino cum e clavis, “luogo chiuso a chiave”, si riferisce al luogo in cui i Cardinali sono rinchiusi per eleggere il Papa, oggi la cappella Sistina. Il motivo di questo nome risale al 1268. Dopo la morte di Papa Clemente IV, la città di Viterbo fu sede dell’elezione papale. Dal momento che dopo 18 mesi i Cardinali non riuscivano ad eleggere un Papa, la comunità viterbese inferocita rinchiuse i Cardinali nel palazzo vescovile, li mise a pane ed acqua e scoperchiò il tetto. Nonostante queste condizioni, poi ridotte, i porporati impiegarono ben 1006 giorni per eleggere Papa Gregorio X nel 1271. Quest’ultimo stabilì poi regole ferree per i Cardinali elettori allo scopo di accelerare il più possibile le successive elezioni.

Tuttavia il primo Pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118 all'unanimità dei cardinali riuniti nel Monastero di San Sebastiano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).

Il giorno fissato per l'inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebrano la Missa Pro eligendo Romano Pontifice. Il pomeriggio stesso i cardinali elettori in abito corale si recano in processione cantando il Veni Creator, dalla Cappella Paolina verso la Cappella Sistina, dove, nei giorni dell'interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica da qualsiasi mezzo audiovisivo o di trasmissione all'esterno, ed è stata montata la stufa nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà dato, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che è indicato all'esterno con una fumata bianca.

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