Nella
mitologia greca l'Arpia è una creatura mostruosa con il viso di donna e
il corpo di un rapace. Le Arpie erano le figlie che Nettuno aveva avuto
con Elettra, Tarmante e Anfitrite o con Gea a seconda delle tradizioni.
Il loro nome significa "coloro che afferrano" o "le rapitrici" ed erano la personificazione della tempesta.
La
mitologia classica narra che furono imprigionate sulle isole Strofadi,
nel Mar Ionio da Giove che le usava contro coloro che voleva
perseguitare.
Sul loro
aspetto ci sono opinioni discordanti. La tradizione classica le voleva
con volto umano dall'aspetto di vecchio e corpo di rapace, sporche e
crudeli che attiravano ed incantavano gli uomini con il loro canto e
perseguitavano le proprie vittime e defecavano loro addosso.
La
tradizione medievale le ritrae invece come ragazze giovani di
bell'aspetto ma molto malvagie che tentano ed ingannano gli uomini con
il loro canto melodioso portandoli alla morte, caratteristica che le
avvicina ad un'altra figura mitica, quella delle sirene.
Le
arpie compaiono in diverse opere letterarie, come la Divina Commedia di
Dante Alighieri, l'Odissea di Omero e l'Orlando Furioso di Ludovico
Ariosto.
In natura l'Arpia è il più grande rapace delle Americhe. E' alta più di un metro, dotata di un'apertura alare di 2 metri e mezzo è in grado di volare a più di 90 chilometri orari nel fitto della foresta per catturare le sue prede.
In natura l'Arpia è il più grande rapace delle Americhe. E' alta più di un metro, dotata di un'apertura alare di 2 metri e mezzo è in grado di volare a più di 90 chilometri orari nel fitto della foresta per catturare le sue prede.
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