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lunedì 1 febbraio 2016

Perché le carote sono arancioni?



Sembrerà strano ma l’attuale colore arancione delle carote è stato ottenuto in modo artificiale. Sono stati infatti gli agronomi olandesi nel XVI secolo a modificare il colore dell’ortaggio, in origine violaceo e originario della Persia ma già diffuso in Europa. Lo fecero in onore della dinastia regnante degli Orange-Nassau (il colore del cui casato era arancione), a capo dell’indipendenza dei Paesi Bassi. Grazie a una serie di incroci a partire da semi nordafricani si ottenne in pochi anni il fittone del colore attuale che si impose nei mercati di tutto il mondo.

Nel XIV secolo, infatti, in Europa si importavano le carote viola ma anche quelle bianche, nere, rosse, verdi e gialle. Nel 1720 gli olandesi decisero che il colore più giusto per le carote doveva essere l’arancione, non venne fatto nessun esperimento in laboratorio, semplicemente partendo da un seme di carota proveniente dall'Africa del Nord, venne portata avanti la coltivazione solo di quella specie seminando solo le carote arancioni e mangiando le altre senza continuarne la semina.  

Con il passare dei decenni la carota più comune divenne quella arancione anche se ci sono tanti posti nel mondo in cui si possono facilmente trovare varie specie diverse.

In Italia la carota viola è stata recuperata in modo naturale in provincia di Bari, a Polignano a Mare soprattutto nella frazione di San Vito. La semina viene fatta tra agosto e settembre e la raccolta si protrae generalmente fino a dicembre/marzo.

La carota viola è ricca di polifenoli, flavonoidi e antocianine, sostanze antiossidanti che aiutano la circolazione e combattono i radicali liberi. La quantità di zuccheri totali è del 22% in meno rispetto alle carote tradizionali, gli antiossidanti invece sono quattro volte superiori.

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