Sembrerà strano ma l’attuale colore arancione delle carote è stato ottenuto in modo artificiale. Sono stati infatti gli agronomi olandesi nel XVI secolo a modificare il colore dell’ortaggio, in origine violaceo e originario della Persia ma già diffuso in Europa. Lo fecero in onore della dinastia regnante degli Orange-Nassau (il colore del cui casato era arancione), a capo dell’indipendenza dei Paesi Bassi. Grazie a una serie di incroci a partire da semi nordafricani si ottenne in pochi anni il fittone del colore attuale che si impose nei mercati di tutto il mondo.
Nel XIV secolo, infatti, in Europa si importavano le carote viola ma anche quelle
bianche, nere, rosse, verdi e gialle. Nel 1720 gli olandesi decisero che
il colore più giusto per le carote doveva essere l’arancione, non venne
fatto nessun esperimento in laboratorio, semplicemente partendo da un seme di carota proveniente dall'Africa del Nord, venne portata
avanti la coltivazione solo di quella specie seminando solo le carote arancioni e mangiando
le altre senza continuarne la semina.
Con il passare dei decenni la carota più comune
divenne quella arancione anche se ci sono tanti posti nel mondo in cui
si possono facilmente trovare varie specie diverse.
La carota viola è ricca di polifenoli, flavonoidi e antocianine, sostanze antiossidanti che aiutano la circolazione e combattono i radicali liberi. La quantità di zuccheri totali è del 22% in meno rispetto alle carote tradizionali, gli antiossidanti invece sono quattro volte superiori.
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