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sabato 24 maggio 2014

I prioni aiutano a conservare la memoria


I prioni, la famiglia di proteine ​​nota per causare malattie neurodegenerative come il Parkinson, per non parlare della mucca pazza, sembra giocare un ruolo importante nelle cellule sane. "Pensavate che Dio avesse creato i prioni solo per uccidere ?", riflette Eric R. Kandel della Columbia University. "Queste proteine si sono evolute inizialmente per avere una funzione fisiologica."

Il lavoro di Kandel sulla memoria ha contribuito a rivelare che gli animali creano e utilizzano i prioni nel loro sistema nervoso come parte di una funzione essenziale: stabilizzare le sinapsi coinvolte nella formazione di memorie a lungo termine. Questi prioni naturali non sono infettivi, ma a livello molecolare vengono costruiti esattamente come i loro fratelli patogeni. (Alcuni ricercatori li chiamano "prionlike" per evitare confusione.) 
Adesso il neuroscienziato Kausik Si dell'Istituto Stowers per Ricerca Medica a Kansas City, Missouri, uno degli ex allievi di Kandel, ha dimostrato che l'azione del prione è strettamente controllata dalla cellula e può essere attivata quando una nuova memoria a lungo termine deve essere formata.

Una volta che la reazion,e che porta alla nascita della catena del prione, viene avviata, si autosostiene, e quindi la sinapsi, dove i neuroni si collegano, può essere mantenuta dopo l'attivazione iniziale, forse per tutta la vita. Ma questo non spiega ancora come il primo prione viene attivato o perché succede solo ad alcune delle sinapsi, che svolgono un ruolo cruciale nella formazione dei ricordi. Il lavoro di Si, pubblicato l'11 febbraio 2014 su PLoS Biology, ripercorre la biochimica di questo processo di conservazione delle proteine nel moscerino della frutta, che mostra come nella cellula si attiva il meccanismo responsabile della persistenza della memoria e come la memoria può essere stabilizzata proprio al momento giusto e nel posto giusto.

Si e suoi colleghi si sono focalizzati su una proteina chiamata Orb2A - il suo equivalente umano è CPEB - che funziona come un prione nelle mosche. Una serie di interazioni molecolari risultano in un fosfato che si attacca alla molecola Orb2A ma solo quando un impulso elettrico si rivolge ad una particolare sinapsi tra la moltitudine che può ospitare un neurone. La specificità permette alla reazione a catena del prione di accendersi al momento giusto e nel luogo necessario, stabilizzando alcune sinapsi, ma non altre - e questo, forse, spiega perché alcuni dei nostri ricordi svaniscono.

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