La prospettiva è la capacità di rappresentare una figura tridimensionale
su una superficie piana, in modo che, osservando la rappresentazione, si abbia la
stessa impressione che la figura reale da’ all’occhio. I primi studi
scientifici di rappresentazione prospettica vennero dall’architetto fiorentino
Filippo Brunelleschi nel primo ‘400. Alcuni resti di
pittura romana pervenutici hanno effetti prospettici che, pur suggestivi, erano
solo intuitivi. Nel periodo bizantino e nell’alto Medioevo invece il realismo
delle immagini era spesso volutamente trascurato in quanto il fine delle arti
figurative era evocare la spiritualità e non la somiglianza con la realtà.
Nel periodo bizantino e durante l'alto Medioevo, i problemi connessi con la mimesi (rappresentazione realistica del soggetto dipinto) nella rappresentazione furono quasi completamente trascurati, in quanto il fine delle arti figurative era evocare il trascendente. Venne tralascianta volutamente, la ricerca
di effetti che dessero un oggettivo realismo alle immagini. Solo a partire
dalla fine del Duecento, e soprattutto con l'opera pittorica di Giotto,
la restituzione illusionistica della realtà e la corposità delle figure
tornò ad essere un tema di interesse primario e un obiettivo da
raggiungere nelle rappresentazioni.

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